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Il ‘Fulmine’ Gianni ora cucina per gli angeli

Testata: Il Nuovo Torrazzo

Questo maledetto Coronavirus non ha lasciato scampo neppure a Gianni Bolzoni, appassionato oste, classe 1940, del ‘Fulmine’ di Trescore Cremasco. Lo chef dello storico ristorante, 80 anni, era ricoverato all’ospedale di San Donato Milanese. Si è aggravato e si è spento, vittima della pandemia che non ha ancora smesso di fare paura. La notizia, presto diffusasi in tutta la comunità, ha lasciato il paese di stucco. “Lo ricordiamo insieme ad altre figure storiche di Trescore che non ce l’hanno fatta – afferma il sindaco Angelo Barbati – Trescore, il Cremasco e tutta la cucina italiana perdono con lui una vera eccellenza; ci ha lasciato una grande persona, buona e umile, alla quale tutti noi trescoresi eravamo legati da profondo affetto”. Bolzoni aveva ereditato la professione e il ruolo dal padre Angelo nel 1963. L’attività era stata avviata addirittura nel 1923. All’inizio degli anni Ottanta, con altri ristoratori, l’apprezzato chef trescorese aveva aderito all’associazione ‘Linea Italia in Cucina’, alternativa culturale al movimento della ‘Nouvelle Cuisine’, portando avanti la sua precisa idea di ristorazione, sempre più ‘imitata’. ‘Il Fulmine’ per decenni è stato (ancora lo è) punto di riferimento per gli amanti della buona cucina, conosciuto a livello nazionale. “Con Gianni Bolzoni è venuta a mancare una figura storica del nostro paese. È con immenso affetto che anche noi vogliamo ricordarlo per la persona che è stata – scrivono gli Uniti dai banchi della minoranza –. La sua attività di ristoratore che ha svolto con la moglie Clemi ha valorizzato la cucina locale e cremasca raggiungendo risultati eccezionali e ottenendo numerosi riconoscimenti. Ha svolto la sua attività con passione, serietà e competenza e con essa ha contribuito a far conoscere Trescore Cremasco, il nostro Comune, sul territorio nazionale. Ma soprattutto Gianni e il ‘Fulmine’ erano un punto di riferimento per il paese. Siamo vicini a Clemi e ai figli, coi quali condividiamo il profondo dolore”.

Luca Guerini

 

 

 

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